Vogliamo qui celebrare la figura di Pavano Scorioni (1674-1786), maestro della letteratura e padre della lingua. Nato a Flatulenzia da una famiglia benestante (il padre era trombaio, la madre mignotta), fu edotto fin da piccino sull'uso del culo dallo zio paterno Allegro Pantegano Scorioni, maestro cantore del Coro Anale di Santa Culabra ai primi del '700. Si distinse già da piccino come culo bianco nel Coro dell'Oratorio di Flatulenzia, dove iniziò gli studi di letteratura del cul e delli scorreggi presso il Convitto dei Culattieri Innominati di San Purgo. Laureatosi Priore del Culo a soli 17 anni, si dedicò allo studio dei peti e delle scorregge presso l'Ateneo Intestinale di Gorgonia, dove ottenne la cattedra di letteratura escrementizia e delle flatulenze nel 1699.
Tra le sue opere, oltre al celeberrimo e immortale De Sufflatis (1687), ove per la prima volta si delinea la nobiltà della scoreggia e la sua ineluttabilità nella vita umana, si ricorda il saggio De le variegazioni de lo scurreggio ovvero i variabili modi di modular l'aria del culo, pubblicato in 6 lingue (Copto, circasso, latino, italiano, francese e greco antico) per i tipi di Riccardo Prepuzio nel 1723.
Nel 1740 ultimò l'opera che lo avrebbe per sempre scritto nella storia, il famoso Sonum Culis un poema onomatopeico di 1300 pagine in endecasillabi sciolti, celebrante le gesta dei mitologici flatulenti della tradizione orobica. Il poema gli valse anche l'epiteto di "utopista del culo", poichè nell'opera si inneggia ad una società perfetta, regolata dai flussi intestinali e governata gerarchicamente da chi scoreggia meglio.
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