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venerdì, febbraio 27, 2015

Cosa significa quest'opera? Il grande Kwitz di Ondestorte


Rispondi anche tu al grande Kwitz di Ondestorte

1) Che lei ha visto la foto nel muro e gli è venuta voglia di fare lo stesso
2) Che lo fa tutti giorni e il marito le ha fatto una foto il mese prima
3) Che il sogno del quadro influenza la realtà
4) Che l'immaginazione è un culo morto
5) Che sono due gemelle
6) Che cazzo me ne frega
7) Che la realtà non esiste e tutto è possibile
8) Che lei è la portinaia
9) Che fa freddo

lunedì, febbraio 23, 2015

L'Oscar a Joe Scognamiglio. Premiata una interpretazione sublime.

Ci riempie di orgoglio la notizia giunta da Holliwods che il nostro caro Joe Scognamiglio ha ricevuto l'Oscar per la migliore interpretazione nel ruolo di Zivorad nel film "La Torta" di Klaus Koriza. A fianco della buona notizia, però, ce ne giungono anche di meno buone. Joe infatti (vedi foto) è stato oggetto di molestie da parte della signorina Theron Charlize, una giovane attrice presente alla cerimonia. Joe, da vero galantuomo, è sfuggito alle bramose attenzioni della giovane donna e si è rifugiato nella sua camera di hotel, dove però disgraziatamente lo attendeva la signorina Johansson Scarlett, di professione anche lei attrice, la quale ha tentato di strappargli le mutande. Joe si è chiuso nella doccia e ha chiamato la Security che ha arrestato le ragazze e le ha incarcerate ad Alcatraz. Nonostante queste brutte avventure Joe Scognamiglio (accompagnato negli Stati Uniti dal suo amico-manager Faloppa) è tornato soddisfatto per l'acquisto di una gondola di Venezia in Plastica con la neve finta che si trasforma in bombe a grappolo.

Al passo con i tempi


sabato, febbraio 21, 2015

"LA TORTA" spettacolare capolavoro del cinema balcanico

(tratto dai Cahiers du Cinéma de Kranjska Gora)


Stupefacente capolavoro lowcost, "La Torta" si impone fin dalle prime rarefatte battute come la più fedele trasposizione audiovisiva del capolavoro teatrale di Krossky Scrotof. La giovane Repubblica di Pradoskaja non ha alle spalle una tradizione cinematografica, tuttavia il regista Klaus Koriza incardina saldamente il suo straordinario film nell'ampia tradizione balcanica, dando dignità ad una piccola e disastrata nazione, praticamente priva di un milieu culturale. Nell'incedere volutamente trattenuto della vicenda si ravvisano infatti le attese tanto amate da Tarkowsky, e nel dialogare sommesso dei protagonisti, nel loro animarsi intorno ad obiettivi minimi e sul continuo non realizzarsi di aspettative, appare chiaro l'omaggio a Kieslowski  e al suo cinema di impegno morale, di indagine sul ruolo del caso, in un orizzonte laicamente volto alla trascendenza. Metafora dell'intera esistenza, e prospettiva di un mondo post-tutto, la Torta percorre la superficie delle ralazioni umane ma ci guida nelle profondità dell'animo, dal quale Koriza sembra voler evocare i lati peggiori. Non a caso in una recente intervista, il regista ha insinuato l'ipotesi simbolica che i sette personaggi del film rappresentino i sette peccati capitali e che l'intera pièce teatrale di Scrotof debba essere letta come una specie di sabba satanico, capace di rappresentare le meschinità umane, pronte ad essere scatenate da un nonnulla. 

Nessuna sbavatura nello sviluppo della vicenda, che si snoda con tempi lenti e primissimi piani alla Sergio Leone, con simmetrie che si rifanno alle migliori inquadrature di Kubrik, ma che rimane sostanzialmente ancorato al linguaggio scarno ed essenziale e alle "visioni assolute" stigmatizzate da  Sergej Ejzenštejn e Dziga Vertov. Ma un altro dei grandi meriti della produzione (il film è finanziato quasi integralmente con denaro pubblico, messo a disposizione dalla Repubblica di Pradoskaja) è stata la scelta del cast, che annovera tutte stelle di prima grandezza. Gran parte dell'investimento quindi è andato nei cachet miliardari (si parla di 8 milioni di Trudel per il contratto di Crespiana Silvanich, che ha scelto di rinunciare ad un contratto già firmato per il prossimo film di Quentin Tarantino, e per girare "La Torta" ha dovuto pagare una penale di 17 milioni di dollari). Tuttavia era praticamente obbligatorio ricorrere a grandi interpreti per incarnare i sette personaggi che, come ha scritto Jacques Drémont sui Cahiers du Cinema, incarnano i sette peccati capitali, declinandoli con la pesantezza essenziale che ci riporta agli scenari beckettiani di Finale di Partita o ai dialoghi desemantizzati di Jonesco. Ma se vogliamo cercare riferimenti letterari è impossibile non ravvisare nell'opera un consistente tributo alle fiabeseche gerarchie di Gogol, al turbinosa dialettica dei sentimenti di Dostojewskij, all'epica accettazione del destino dei personaggi di Tolstoi.

E proprio uscita dalla grande letteratura russa si squaderna magistralmente la grande interpretazione di Joe Scognamiglio, al quale è stata affidata l'interpretazione del goloso Zivorad, l'uomo senza mediazioni, che rappresenta nell'opera di Scrotof il personaggio mitologico di Crono il vorace. A questo insondabile archetipale personaggio Joe Scognamiglio ha saputo infondere la sua attonita umanià, quasi a manifestarne, sì, gli aspetti più deteriori e bassi, ma a fornirne nel contempo anche una sorta di legittimazione, di essere umano solo nel cosmo e quindi quasi costretto a cercarvi la sua sopravvivenza a scapito d'altri. Giustamente Scognamiglo in questo ruolo è stato proposto per l'Oscar per la migliore interpretazione, che Dalton Webster sul New York Times ha giustamente paragonato al Gene Hackman di Lo Spaventapasseri di Jerry Schatzberg . Di sapore sovietico è anche l'interpretazione dell'inerme Làszlo da parte di Anentodio "Flacca" Friulzi, noto critico cinematografico che mostra in questa opera buone doti attoriali, impersonando la vittima sacrificale, l'agnus dell'arcaico rito, l'anello debole e nel contempo il più  forte perchè su di lui ricadono tutti gli effetti negativi e i danni della vicenda.


A rendere più viscerale e interlocutoria la vicenda, ci pensa Jerry Marsala, celebre musicista anch'egli prestato al cinema al quale ha regalato una prestazione di eccezionale intensità, spostando l'asse geografico in una direzione meno sovietica e più balcanica. Jerry Marsala infatti interpreta lo zingaresco Misha, il fubesco, l'ambiguo, che spesso mostra di avere uncuore ma solo per trarne un vantaggio personale. Nondimeno è lui che cerca disperatamente per tutto il film di mediare tra le relazioni, di stemperare le tensioni, di ristabilire i dialoghi loaddove si sono interrotti. E con la sua soppracigliosa recitazione, tutta fatta di ammiccamenti e di sguardi in tralice, di allusioni e di sensi sottaciuti, Marsala ci catapulta nella musicalità del migliore Kusturika e nelle sarcastiche desolazioni che si rifanno al Liev Schreiber di "Ogni cosa è illuminata".

Di grande efficacia e straordinariamente convincente è anche la superlativa prova di Derek Vissani nel ruolo dell'autoritario Vozen. Attore dalla incredibile presenza scenica, che ci ha abituato a ruoli di mattatore, come nella straordinaria recente prova  teatrale dell'Amleto di Tamàs Welobrinsky, rinuncia qui alla sua consueta "dominanza" per dare vita ad un personaggio autoritario ma contenuto, che recita con i silenzi, con semplici e minime gestualità, con brevi enunciazioni apodittiche proferite a mezza voce, fornendoci una sublime interpretazione dell'autorità. Autorità che non necessità di ostentazione di forza o di chiassose imposizioni, ma alla quale è sufficiente un cenno per esercitare il potere che gli è tacitamente riconosciuto, come accade all'Ulisse verso Itaca o al Giasone alla ricerca del Vello d'Oro. Un potere, si badi bene, solo celebrato ma non effettivo, poiché il potere effettivo viene nella pellicola rappresentato nelle sue diverse sfaccettature, tutte quasi sempre metaforiche ed ostentate attraverso modelli di relazione, mentre invece "La Torta" vuole anche dirci che il potere si attua attraverso una interruzione delle relazioni tra chi lo esercita e chi lo subisce. E come, si evince nella parte finale del film, con la comparsa del Postino, il potere è effettivo soltanto laddove viene effettivamente esercitato, ed è lì che produce le sue conseguenze.   

In questa costruzione equilibrata mancherebbe tuttavia "il sangue", come opportunamente fa notare Gian Alberto Pantegani su "Quaderni di Cineteca d'Essay", se non intervenisse il ruolo-chiave dell'iroso e sanguigno Ludek, i cui panni vengono gloriosamente vestiti dalla Voce Misteriosa, che mette in scena una metaforizzazione dell'anti-dialettica, del tunnel monodirezionale che caratterizza i paradigmi di comunicazione primordiale, la violenza bruta e l'utilitarismo più bieco. Paragonato giustamente allo Smerdyakov dei Fratelli Karamazov, il Ludek della Voce Misteriosa ci pone di fronte all'uomo arcaico, non manipolabile, privo della capacità di porsi nei panni dell'altro. Ma nella magistrale prova d'attore, la Voce MisterSarti ci rende anche plausibile il personaggio, mostrandoci l'evidenza schiacciante della sua logica, del suo razionale istinto di sopravvivenza e del suo saper guardare in faccia la realtà, come nella sublime scena in cui Ludek dichiara: "dast iest nast Y prublemish! dast iest Katastrofia!" e nei suoi occhi sgranati verso l'interlocutore si legge tutto il presagio dell'incombente destino.


Uno splendido cameo ci viene infine regalato da Kostantin Lupescu, che ha impersonato il ruolo breve ma fondamentale del Postino, colui che alla fine in virtù del suo potere effettivo, gode tutti i benefici (e gli svantaggi) del vero potere.

Chi conosce il testo teatrale si sarà chiesto: che volto avrà il Vero Potere? Sarà arrogante, terrificante, sadico? La risposta sorprendente fornita dall'interpretazione di Lupescu ci riconduce non tanto alle immagini delle dittature o delle sopraffazioni  violente, ma alle favole di Fedro, alla saggezza popolare. L'immagine del potere restituitaci da Lupescu assomiglia a quella del destino. Apparentemente il Potere ci viene incontro, tratta con noi, sembra disposto ad ascoltare le nostre istanze. Non è un bonaccione, ma non vuole incutere paura. Solo la grande prova cinematografica di Lupescu ci poteva rendere visibile un'idea cosi moderna e attuale del potere. Ottenere senza apparenti coercizioni, con l'aguzzino che stipula un accordo con la vittima.
Ciò che accade al postino è la metafora del potere voluta da Scrotoff nel suo dramma teatrale, e che Koriza ha qui riportato fedelmente, ma dobbiamo segnalare la dimensione mistica e religiosa che Koriza ha introdotto nel film, quando invece l'opera teatrale era tutta permeata di puro materialismo dialettico. Ad introdurre quesda dimensione viene chiamata Crespiana Silvanich, voluta assolutamente da Koriza che ha rifiutato per questo ruolo le candidature di Kristin Scott Thomas e di Cate Blanchett. Chiamata per interpretare il ruolo di Edvojka, la Silvanich nel corso delle lavorazioni ha talmente suggestionato Koriza da fargli introdurre una variante nel finale, in cui l'unico ruolo femminile del film si trasfigura, rivelando forse la sua vera identità e indicando ai personaggi il loro destino. Nel testo teatrale Edvojka è una contadina balcanica di solidi principi e di indole malvagia. 




Non vi è in lei alcun ripensamento o indulgenza, relegando la donna in uno stereotipo di ruolo, anche se assai diverso dagli stereotipi di genere a cui ci ha abituato la società occidentale. La Silvanich riesce ad aumentare a dismisura lo sessore di questo personaggio. La sua Evojka, pure nelle poche battute, incarna tutti i possibili ruoli femminili e non femminili apparendoci a tratti materna, a tratti terribile, a tratti responsabile del destino dei personaggi, a tratti il loro boia. Eccezionalmente convincente nei momenti in cui è incombente è intimidisce i personaggi con un piglio militaresco, risulta ancora più persuasiva nei momenti in cui sembra lasciarsi commuovere e, come nel grande finale, sembra redimersi e redimere i personaggi. Una ineguagliabile prova di bravura dunque per la Silvanich-Evojka che nella metaforizzazione mitologica del Salmerth viene paragonata ad Ashtart, la dea-madre degli Assiri, e tale pare davvero essere nella sua trasfigurazione finale, dove le sue domande suonano come brevissimi monologhi e pongono i personaggi e tutto il pubblico di fronte alle proprie debolezze, ai propri passati errori e, nel caso del poverl Làszlo, anche delle espiazioni.

Fulminante metafora dell'esistenza, la Torta è già una pietra miliare del cimema contemporaneo, un cociliabolo di densi significati umani che si intrecciano, guidati da una impronta stilistica senza sbavatura, con illuminazioni caravaggesche, che trasformano la povertà in una condizione fuori dallo spazio e dal tempo, come lo è la Torta, capolavoro immortale del teatro che oggi trionfa anche nella sua smagliante trasposizione cinematografica. Bellezza pura fatta di rigore e rifiuto degli eccessi, intelligenti orditure psicologiche, interpretazioni indimenticabili fanno senza dubbio di questo piccolo grande film il più rilevante evento cinematografico dell'ultimo mezzo secolo.

mercoledì, febbraio 18, 2015

"LA TORTA" IN RUSSIA E' VIRALE


"LA TORTA" Aspre critiche dal mondo religioso.

Il dramma cinematografico "LA TORTA", successo planetario al box office, sta suscitando durissime critiche dal mondo religioso ortodosso. Il pope decano Orcatroia Sbrudaskj Strudevich, Primate della Chiesa Spermazia Budellevich del distretto agricolo della Scodellazia Nord Orientale, ha così criticato
l'opera cinematografica:"E' un opera del demonio, i protagonisti sono dei pezzi di merda sfigati che se lo vogliono picchiare nel culo a vicenda per mangiare un dolce del peccato, proibito dalla nostra religione. Costringono il povero postino a cagare per strada. Ritirate il filme e bruciateli tutti".

giovedì, febbraio 12, 2015

Imprenditori Italiani

L'ingegno italiano è ormai famoso nel mondo. A Skuarciapatorkaia, nella Moldavia Orientale, è stato inaugurato il modernissimo stabilimento SLP (Spermificio Ligure Piemontese). Si è realizzata la visione di un grande imprenditore genovese Mirko Taškas che , da sempre, ha voluto produrre, su vasta scala, sperma per i più svariati utilizzi (riproduzione, cosmetica, lubrificanti, etc.). Lo stabilimento, di cui vediamo i silos, da lavoro a 5.678 addette di nazionalità russa, moldava, ucraina e circassa.
Le operaie sono impegnate 24 ore su 24 a raccogliere la materia prima direttamente dai donatori, di cui fa parte Taškas. La direttrice dello stabilimento Tatiana Ciulaeva ha confermato che presto verranno aperte succursali in tutta Europa.

mercoledì, febbraio 11, 2015

CURIOSITA'


Questa azienda, che esiste realmente, produce tra l'altro giubbotti antiproiettile e difese varie per soldati. Il motto potrebbe essere: "Salviamo le chiappe"

martedì, febbraio 10, 2015

LA TORTA. I magistrati all'attacco.

Parallelamente al successo planetario del film "LA TORTA" nascono i primi problemi con la magistratura. Il signor Orifizio Stitics ha denunciato il film e la produzione perché "istiga all'uso improprio dei purganti"; immediatamente il GIP Massimo Delle Pene ha individuato il fotogramma incriminato ed ha commentato: "E' evidente che il postino, appena girato l'angolo, abbia tirato una colossale sbrandata, emettendo rumori, flatulenze e lordando tutta la strada. Questo è un esempio pessimo per i giovani i quali debbono capire che, in questi casi estremi, debbono cagare nel primo portone e non nella pubblica strada. Intendo vietare il film ai minori di 70 anni".

sabato, febbraio 07, 2015

Delusione

Mi ha detto che se gliela davo mi avrebbe regalato uno smartphone ultima generazione

giovedì, febbraio 05, 2015