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martedì, giugno 16, 2009

Ifigonia in Culide

IFIGONIA IN CULIDE

Tragedia classica in tre atti

ovvero

IN CULIDE



PERSONAGGI:

IL RE DI CORINTO

IFIGONIA, sua figlia

ALLAH BEN DUR, primo pretendente

DON PEDER ASTA, secondo pretendente

UCCELLONE, CONTE DI BELMANICO, terzo pretendente

KIRO HITO, SAMURAI, quarto pretendente

ENTER O'CLISMA, gran sacerdote

IN MAN LAH, gran cerimoniere

BEL PISTOLINO, elefante sacro

CORO, di nobili vergini e popolo

Il dramma si svolge a Corinto nell'anno 69 d.c.



ATTO PRIMO

SCENA: Sala del Trono.

Le porte sono spalancate per dare accesso al popolo.

Entra il Gran Cerimoniere.



GRAN CERIMONIERE

Popol bruto, su snuda il banano,

non vedi che giunge l'amato sovrano?

E' il sir di Corinto dal nobile augello

qual mai fu visto più duro e più bello;

il sir di Corinto dall'agile pene

terrore e ruina del fragile imene;

il sir di Corinto dal cazzo peloso

del cul rubicondo ognora goloso.

POPOLO

Noi siam felici, noi siam contenti,

le chiappe del culo porgiam riverenti.

Al nostro gentile ed amato sovrano

sia dono gradito il buco dell'ano.

(Entra il re seguito dalla Corte)

RE

La gioia che mi doni, o popolo, è si grande

che più l'uccello regio non sta nelle mutande;

per mio real decreto da stamattina

distribuite ai poveri gratis la veselina.

Voglio sian compensati i sudditi fedeli:

In cul pigliatel pure, ma state attenti ai peli.

(Segni di manifesta gioia)

GRAN CERIMONIERE

Ed ora fuori tutti dai coglioni

per lasciar posto ai principi e baroni.

(Il popolo fa largo ed entrano i nobili che si dispongono ai lati del trono,

Ifigonia entra, seguita dalle vergini, e si butta piangente ai piedi del trono)

CORO DELLE VERGINI

Noi siamo le vergini dai candidi manti,

siam rotte di dietro ma sane davanti;

i nostri ditini son tutti escoriati

a furia di cazzi che abbiamo menati.

Nell'arte sovrana di fare i pompini

battiamo le troie di tutti i casini;

la lingua sapiente e l'agile mano

dan gioia e sollievo al duro banano.

IFIGONIA

Padre mio, padre mio, sono presa dal desìo

ho già un dito che fa male per l'abuso del ditale,

ho la fica che mi tira come corda di una lira,

sto soffrendo atroci pene pel prurito dell'imene,

nella fica mi son messa la manopola del cesso,

mi ficcai nella vagina la più grossa colubrina,

mi son messa dentro il buso sino il cero di Caruso;

padre mio, sì forte e bello, ho bisogno di un uccello,

di un uccel di nobil schiatta che mi sbatta la ciabatta,

di una fava grossa e dura che mi spelli la natura.

Padre mio se non mi sposo, finirò nel water closo.

RE

Giuste son le tue brame, o figlia beneamata,

se non ti fossi padre t'avrei già chiavata;

alla regal consorte, tua madre, la regina,

ne ho fatte diciassette soltanto stamattina.

E debbo alle mie brame io stesso porre freno,

se no ogni tre minuti il bandolo mi meno.

Or sento gi… un prurito nel fondo dei coglioni

vedendo tanti culi di principi e baroni.

POPOLO

Noi siam felici, noi siam contenti,

si rizzino i cazzi tuttora pendenti,

Madonna Ifigonia, soave e pudica,

già sente prurito nell'inclita fica;

che Giove possente, che Venere bella

le facciano dono di tale cappella

che il culo le rompa, le rompa l'imene

e in fine la tolga da tutte le pene.

Sia pago il desìo della vergine cara

meniamoci il cazzo in nobile gara.

(Tutti eseguono)

IFIGONIA

Quanta fava, quanta fava, ma perchè nessun mi chiava?

Su ficcatemi l'uccello nella fica o nel budello;

nella fica o nel sedere ve lo chiedo per piacere.

Deh! Non fatemi soffrire, ve lo chiedo per tre lire.

RE

Udendo queste ataviche, oneste aspirazioni

d'orgoglio mi ribolle lo sperma nei coglioni,

con animo commosso vedo dai bianchi veli

spuntare lunghe e nere le punte dei tuoi peli.

Il sacerdote venga, si appresti al sacrificio

Enter O'Clisma tosto ne tragga lieto auspicio.

GRAN CERIMONIERE

S'avanzi Enter O'Clisma, il sacerdote,

dal culo più vezzoso delle gote.

(Entra il sacerdote)

GRAN SACERDOTE

Al sire di Corinto, signore degli Achei,

auguro cazzi in culo non men di centosei

RE

Al gran sacerdote d'ogni rispetto degno.

si doni come omaggio un bel cazzo di legno

GRAN SACERDOTE

Il tuo omaggio, o sire, mi rende il cuore gaio

però l'avrei più caro di ben temprato acciaio.

POPOLO

Noi siam felici, noi siam contenti,

prendiamo l'uccello ben stretto fra i denti;

al gran sacerdote quel cazzo d'acciaio

il culo riduca sì come un mortaio.

GRAN SACERDOTE

Son corso immantinente alla regal chiamata

lasciando così a mezzo la settima chiavata.

Son però sicuro, se il ciel non me lo nega,

che mi compenserete con una bella sega.

Esprimi i tuoi voleri, o sire venerando,

in fretta, te ne prego, non vedi come bando?

RE

Alla mia figlia amata, la pallida Ifigonia,

da qualche tempo prude la lucida begonia.

Oh sacerdote eccelso, chiuditi in sacrestia,

prendi l'uccello in mano e fanne profezia

GRAN SACERDOTE

Immantinente eseguo i tuoi voleri, o re!

nel regal cul t'auguro cazzi novantatre.

IFIGONIA

Santo Dio, santo Dio, questa volta l'avrò anch'io!

Sospirando quel belino, voglio farmi un ditalino,

ve lo chiedo con permesso, vò a tirarmelo nel cesso.

(Fa per avviarsi)

RE (trattenendola)

Rimanti, o sconsigliata; il tuo padre diletto

innanzi al popol tutto ti gratterà il grilletto,

mentre il cerimoniere, memore del mio impegno,

m'inculerà di dietro col suo cazzo di legno.

Se con le bianche mani mi tieni su i coglioni

vedrai nella mezz'ora quaranta polluzioni.

POPOLO

Noi siam felici, noi siam contenti,

il re ce l'ha duro in tutti i momenti;

seguiamo l'esempio del caro sovrano,

facciamoci forza, pigliamolo in mano!

GRAN SACERDOTE (entrando)

Nel filtro del futuro apersi uno spiraglio,

mettendomi nel culo un mezzo spicchio d'aglio.

RE

I detti tuoi sapienti son rapidi e fatali

come fuor dall'ano i nodi emorroidali.

GRAN SACERDOTE

Seguendo il tuo consiglio, o re buono e sapiente,

misi l'uccello duro sopra un braciere ardente,

lessai il coglion sinistro, ne bevvi poscia il brodo,

grande e divino auspicio traendone in tal modo:

tra i principi del sangue dal ben tornito uccello

bandito sia il concorso con un indovinello;

che in fica di Ifigonia non si vada,

se pria non verrà sciolta almeno una sciarada!

(Cala rapida la tela sul primo atto



ATTO SECONDO

SCENA: La stessa sala.

Sono presenti i principi pretendenti di Ifigonia col loro seguito



ALLAH BEN DUR

Ho riempito un orinale col sudore delle bale!

DON PEDER ASTA

Ho riempito un gran mastello colla broda dell'uccello!

UCCELLONE

Ho riempito tre bidoni colla broda dei coglioni!

KIRO HITO

Ho riempito una caserma solamente con lo sperma!

ALLAH BEN DUR

Ho creato un nuovo lago col prodotto del mio mago!

GRAN CERIMONIERE (imponendo il silenzio)

S'avanzino senz'altro i pretendenti;

(rivolto al popolo)

voi fate largo, ed al culo state attenti.

ALLAH BEN DUR

Io sono Allah Ben Dur dal poderoso uccello

e vengo dall'Arabia a dorso di cammello;

il viaggio fu assai lungo e senza tappe

sicchè dal gran sudore mi bruciano le chiappe.

Raggiunta in fin la meta di sì tremendo viaggio

ho piedi, culo e fava che puzzan di formaggio.

Sul dorso di cammel so far mille esercizi,

infransi più di un culo all'ombra dei palmizi.

I miei coglion lucenti, senza badare al puzzo,

sembran per volume le uova di uno struzzo;

son bruno, ardito e forte, devoto mussulmano,

son dell'Arabia intera certo il miglior banano.

Ai vostri piè depongo il mio ferrato uccello

con l'aiuto di Allah sciorrò l'indovinello.

IFIGONIA

Avvenne un dì che un nobile prelato

lo mise tutto in culo a un capriolo;

un figlio dal connubio essendo nato,

si domanda: com'era tal figliolo?

(Allah dà segni di incertezza)

GRAN CERIMONIERE

Se non mi rispondi nella settimana

mi faccio del tuo scroto una sottana.

(Allah è sempre più confuso)

ALLAH BEN DUR

Veramente ... quel prelato ...

dentro il cul del capriolo ...

non so dire ... avrà pigliato ...

perlomeno un po' di scolo ...

POPOLO (furente, facendo gli scongiuri)

Noi siamo infelici, noi siamo scontenti,

ti secchino il cazzo i nostri accidenti!

Gli uccelli si affoscino in segno di duolo,

quel brutto vigliacco ci parla di scolo!

(Il principe è trascinato via a viva forza)

GRAN CERIMONIERE

Il primo pretendente è bell'e e fritto,

venga il secondo a cazzo ritto.

DON PEDER ASTA

Io son Don Peder Asta, gran nobile spagnuolo,

astuto oltre ogni dire; viaggio col protargolo

e sei preservativi per non subire l'onta

di prendermi lo scolo all'atto della monta.

IFIGONIA

Principe saggio, devi dire a me

da quanti giorni non fò più il bidè!

DON PEDER ASTA

Fidandomi del senso dell'olfatto,

ti debbo dire che non l'hai mai fatto.

POPOLO (incazzatisimo)

Lo sanno le troie, lo sanno i lenoni

i cazzi lo sanno, lo sanno i coglioni!

Nel dì di Giunonia, con mossa pudica

madonna Ifigonia lavossi la fica;

coi suoi venti chili di augusto formaggio

fu fatta una palla di un metro di raggio.

Al prence sia data la pena infamante

di prenderlo in culo dal sacro elefante!

RE

Voglio sian esauditi del popolo i voleri;

venga Bel Pistolino, coi suoi cento staffieri;

quaranta archibugieri, intanto, piano piano,

lo aiutino un pochino col palmo della mano;

e nel caso imprevisto che non gli venga duro,

lo sfreghino senz'altro contro il muro.

(S'avanza Bel Pistolino con evidenti segni di giubilo)

POPOLO (in delirio)

Pompa, pompa come un mulo

fagli tremare le chiappe del culo!

Daglielo molle, daglielo duro,

fagli tremare quel buco oscuro!

Daglielo duro, daglielo molle,

fagli tremare quel buco folle!.

GRAN SACERDOTE

A quanto sembra anche il secondo è fritto,

ben venga il terzo a cazzo ritto!

UCCELLONE

Sono il nobile Uccellone sono conte e son barone;

la mattina, appena desto, me lo meno lesto lesto,

poi mi sparo a colazione, qualche rapido raspone;

quattro seghe a mezzogiorno non fan male per contorno;

alla sera, per divario, rompo qualche tafanario,

ed alterno con pompini, il culetto dei bambini.

Sulla punta del mio pene, mille infransi fiche amene;

vedi? Bando come un mulo alla vista del tuo culo!

IFIGONIA

Sai tu dirmi il mistero della sfinge

la quale prima caga e poi spinge?

UCCELLONE

Mi colma, oh Ifigonia, la tua parola oscura

i corpi cavernosi di gelida paura!

Già sento roteare, con ratto alterno moto,

i possenti testicoli entro il peloso scroto;

ho nel profondo cuore una puntura sorda

quasi che una dozzina di piattole mi morda.

Oh nobile fanciulla, alle parole altere

sento che si rilascia persino lo sfintere.

RE

E brami, o tracotante, la mano di mia figlia?

Col culo pieno d'aglio farai la Mille Miglia!

GRAN SACERDOTE

Sia subito eseguito il sovrano volere

Si porti senza indugio, d'aglio un gran paniere.

(Uccellone di Belmanico scoppia in una fragorosa risata)

RE

E ridi, o sconsigliato, al pensier di gran travaglio

di far la Mille Miglia col culo pieno d'aglio?

UCCELLONE

Mi fate pena, oh poveri coglioni,

chè per riempirmi il culo ne occorron tre vagoni!

Pieno d'aglio il sedere come l'errante ebreo,

io batterò in volata la rossa Alfa Romeo!

(Si allontana baldanzoso)

IFIGONIA (nostalgica)

Addio nobile Uccellone, mio prode Signore!

La tua robusta fava mi giunge fino al cuore.

Non hai colpa veruna se con l'uccello dritto,

giammai scandagliasti le Sfingi dell'Egitto,

se solo mille fate alla tua chioma fulva

s'intrecciaron tenaci i peli della vulva.

RE

Non piangere Ifigonia, lustro dei peli miei,

sii paziente e devota ai detti degli Dei.

KIRO HITO

Io son Kiro Hito, son mandrillo;

lo metterei nel culo pure a un grillo.

Son figlio del Giappone, Kiro Hito,

ho un paio di coglioni di granito.

Ma facciam presto con le spiegazioni,

che temo di non star più nei pantaloni.

IFIGONIA

Stavasi un eremita in Poggibonsi

che non cacava e non faceva stronzi;

or dimmi: quando un rutto egli tirava,

ai suoi fedeli che impressione dava?

KIRO HITO

A simile domanda quando risposta sola:

avea quell'eremita il retto nella gola!

La storia già ci narra del Principe Gargiulo,

il quale nella faccia rassomigliava a un culo,.

Ne son più che sicuro e dirlo posso lieto:

dell'eremita il rutto puzzava più di un peto!

(Il Gran Cerimoniere apre una pergamena e dà segni di approvazione)

RE

Un uomo siffatto che ha tanto cervello

ragiona certamente con l'uccello.

Eccoti dunque figlia bene amata,

la fava ritta, tanto sospirata!

Sii degna dell'uccello conquistato,

mai obliando i lustri del passato.

Ricorda Bertolina, tua germana,

ch'arrossiva sbucciando una banana,

ma che un dì, presa da furor demente,

cacciossi nella fica un ferro ardente

perchè al Baron Carlo dei Baroni

furon tagliati il cazzo ed i coglioni;

mentre la Filiberta illustre e saggia

il culo s'incendiò di acqua raggia:

aveva scelto la morte al nero duolo

di curarsi lo scol col protargolo;

e la nobil Figonia, tua bisava,

sempre invitta nel gioco della fava,

morì vetusta d'anni in un bordello,

col cuore trapassato da un uccello.

IFIGONIA

Il sorriso della fica la mia gioia alfin ti dica,

son felice e son beata perchè al fin sarò chiavata.

Ma vi giuro sugli Dei di pensar ancor ai miei;

al re, come alla regina che mi lecca la mattina:

a lui dono un sospensorio come stemma provvisorio,

ed a lei l'originale di un bel cazzo artificiale.

POPOLO

Noi siam felici, noi siam contenti,

si rizzino di gioia i cazzi frementi;

l'uccello del prence di gioia ci inonda

mettiamoci tosto il culo di sponda.

VERGINI

Noi siamo le vergini dai candidi manti,

s'intreccin le danze, s'innalzino i canti:

lasciamo le seghe, lasciamo i pompini,

mettiamo da parte i bei ditalini!

E' giorno di festa: l'azzurra pervinca

mettiamo all'occhiello del muso di tinca!

GRAN CERIMONIERE

E risuoni nella reggia, perlmeno una scoreggia!

(esegue)

(cala rapida la tela sul secondo atto)



ATTO TERZO

SCENA: La camera nuziale.

A destra una porta che dà nell'appartamento del re; in fondo a

sinistra, si nota un elegante water-closed con catena pendente



IFIGONIA

Mio Kiro Hito, prence samurai

il tempo passa e non mi chiavi mai!

KIRO HITO

Desisti dalle inutili e vane spiegazioni,

non vedi che cominci a rompermi i coglioni?

IFIGONIA

Fammi vedere le palle di solido granito,

fammi toccare l'uccello almeno con un dito!

Dimmi cosa brami mio nobile signore:

ti bacio le palline o vuoi fare all'amore?

KIRO HITO

C'è una cosa che ancora non ti ho detto,

un terribile segreto che brucia nel mio petto!

IFIGONIA

Deh, parla Kiro Hito, mio divino!

T'ascolto col canal di Bartolino!

KIRO HITO

Un giorno, or son quattr'anni, soffrendo per un callo,

stavo prendendo un bagno nel grande Fiume Giallo

e, come è sempre in uso tra i nobili signori,

stavo rompendo il culo a paggi e valvassori.

Quand'ecco di là passa un bonzo di Visnù

(allor mio caro amico, ci davam del tu)

il quale mi propose con sordido cinismo,

di fare nel suo culo, un giro di turismo.

Di meglio non bramavo, e come ardente toro,

soffiando a testa bassa mi butto dentro il foro.

Ma quel vigliacco avea, nel nero tafanario

lungo, rapace e impavido, un verme solitario,

che, mentre mi godevo il morbido budello,

pian piano mi sbafava, la fava dell'uccello.

Eccoti ormai svelato alfin tutto l'arcano:

il bruno Kiro Hito è privo di banano,

ed ora, mia diletta, quando voglio godere,

non ho altra risorsa che il buso del sedere.

IFIGONIA

Ignobile fellone, infame traditore!

La misera Ifigonia piombi nel disonore!

Fui vittima innocente di un infame tranello:

potea mangiarti, il verme, il cuore, non l'uccello!

Mi sento soffocare dal duolo che mi stringe,

per poco non mi scoppia di rabbia una salpinge

KIRO HITO

Tristissime giornate col resto del mio uccello

passai sulla torre sovrastante il castello;

ed intanto, tutto avvolto in tristi, neri veri,

strappavo singhiozzando i miei lucenti peli.

Alfine non rimase un pelo sul coglione,

così senza conforto mi buttai dal balcone.

Ma appena giunto al suolo dilegua il mio tormento,

che si mutò in nuovo, grande godimento:

volle il cielo benigno che nel rapido giro

cadessi a culo nudo sul cazzo di un fachiro,

che da circa vent'anni restava contro il muro

muto, scarno, impassibile, ma con l'uccello duro.

Così da quel momento girai tutte le Corti

e di cazzi ne ho presi di dritti, lunghi e storti.

IFIGONIA

Furie d'Averno, o voi che anguicrinite

chiavar vi fate in pose pervertite

da quei ciclopi che hanno un occhio solo

perchè non vi pigliate mai lo scolo?

E tu, Giunone, che sull'Elicona

ti fai dal Can leccar sulla poltrona,

perchè non ti mangia un pezzo di grilletto

il cucciol tuo fetente e prediletto?

KIRO HITO

Frena i tuoi detti, o Ifigonia, basta!

Abbi rispetto almeno per l'arte pederasta.

Tu non lo sai la gioia che ascende l'intestino:

questo lo dice un vecchio ed esperto culattino!.

RE (entrando con una scatoletta in mano)

Ho sentito rumore dalla stanza vicina;

forse state cercando un po' di vaselina?

IFIGONIA

Anche la vaselina, duro scherno!

O padre maledetto, và all'inferno!

(gettandosi sui coglioni paterni)

Ecco ti mangio il destro ed ancora insisto:

ed ora stà sicuro, neppure Cristo

se pietà si prendesse del tuo guaio

ridar te ne potrebbe un altro paio.

Castrato sei, e se vorrai godere,

godrai tu pure usando il tuo sedere!

RE

Ahimè ahimè, o qual vista orrenda!

Mia figlia fà dei miei coglion merenda!

(si accascia piangendo)

GRAN CERIMONIERE (entrando di corsa)

Accorrete cortigiani, duchi, principi, baroni,

nobiluomini, esercenti dai bei nobili coglioni,

voi, pulzelle e maritate, nobildonne e castellane

che battete di gran lunga le più celebri puttane,

tralasciate le chiavate, tralasciate anche i pompini,

sospendete, sospendete i consueti ditalini!

Ifigonia, la sovrana, impazzita da dolore,

si mangiò le grosse palle dell'astuto genitore!

(entrano i cortigiani e le cortigiane in costume adamidico)

RE

Addio mio prode cazzo, piega da questa sera,

la rossa, audace testa un giorno tanto fiera!

Finirono le giostre e le dolci tentazioni:

non val robusta fava se priva di coglioni.

Addio vergini belle, che lasciaste l'imene

sopra la forte punta del mio robusto pene!

Addio, culi rosati di donne e di bambini,

addio, lingue sapienti, maestre di pompini!

da oggi negletto tu starai nelle mutande,

nè attingerà alle stelle, il potente glande!

meglio sarebbe stato perder pur anche il cazzo,

ma perderlo da prode nel gioco del rampazzo!

Perir tu ben dovevi, ma in singolar tenzone

invece, ahimè, peristi da povero coglione!

GRAN CERIMONIERE (rivolgendosi ad Ifigonia)

Io ti punisco col tormento duro

d'esser legata colla faccia al muro:

passerà tutto il popolo, e, con l'ano,

farai da monumento vespasiano.

IFIGONIA (avanzandosi alla ribalta come in estasi)

Sognavo un cazzo forte, da bambina,

e supplicavo Giove ogni mattina,

affinchè, come accadde un giorno a Eunica,

mi accadesse di rompermi la fica.

Così non fù; la Provvidenza grande,

che gioia e dolore in terra spande,

mi volle sposa a te, che sei carino,

ma col difetto di esser culttino.

Da prode morirò, come Raniere,

che non potè inculare lo sparviere;

Addio Kiro Hito, un dì mio sposo;

e tira l'acqua del water-closo!

(attraversa la scena di corsa e si getta dentro il water-closed; Kiro Hito

impassibile tira l'acqua; il popolo si inginocchia e piange).

(cala definitivamente la tela)

6 commenti:

Passante ha detto...

Ma è un copia/incolla...lungo per giunta.

membrillo ha detto...

più che altro un copia / incula

Goly Hardy ha detto...

minchia signor Lupesco prossima volta fa un pò un riassunto dei fatti principali. Mi si è arroventata la rotella del maus

Reader ha detto...

io l'ho stampato e l'ho letto sghignazzando

ex-goliardico (classe 1947) ha detto...

Non ce l avevo,Grazie

Derek Contro Tutti ha detto...

Quoto Membrillo, deve essere un genio latente.